per Natale vi regalo questa piccola chicca grazie alla quale potrete insegnare l'alfabeto ai vostri figli partendo dalle parole più significative della Rete.
Più le cose sono semplici, evidenti, chiare e giuste e più sembra difficile farle comprendere e condividere.
Un esempio su tutti: il non utilizzo della violenza sta alla base della convivenza civile. Tutti lo sappiamo e quasi tutti ci atteniamo a questa sacrosanta norma. Sappiamo bene che anche se qualcuno provoca la nostra collera non possiamo dargli un ceffone nè possiamo dare una pedata nel sedere a chi esibisce una straordinaria maleducazione.
Ma, c'è una eccezione: quando si parla di bambini è evidente come esista ancora il precocetto secondo il quale una sculacciata, una scapellotto o una sberla siano uno dei tanti metodi educativi praticabili. L'indecenza di picchiare, anche in modo leggero, i bambini è ad oggi tollerata sia culturalmente sia dalle leggi. Secondo alcune ricerche, un bambino su tre avrebbe avuto almeno una sculacciata e 87% dei genitori sarebbe favorevole perché "ogni tanto ci vuole".
Io credo si tratti di una bestialità e di un non-senso.
In Italia ci si riempie la bocca con il concetto di Famiglia, ma in concreto non ho mai sentito parlare di proposte di legge per vietare qualsiasi atto violento contro i bambini. E per atto violento intendo anche la sculacciata.
Tenete presente che, per esempio, in Svezia e in Germania le pene corporali sui bambini sono vietate della legge fin dagli anni Ottanta.
Edwige Antier è una parlamentare francese (anche pediatra e autrice di libri sui bambini) che si sta battendo per far passare una legge anti-sculacciatadi proponendo di creare un nuovo reato nel codice civile.
Anche in sede europea si stanno muovendo in questo senso infatti il Consiglio d'Europa aveva invitato tutti gli stati membri ad adottare leggi simili per proibire "schiaffi, sculacciate, pizzichi e altre punizioni corporali sui bambini". "I bambini vanno rispettati come tutti gli individui: non sono delle mini-persone, con dei mini-diritti" aveva allora detto Maud de Boer-Buquicchio, vice-segretario dell'organismo europeo, che aveva finanziato una campagna di sensibilizzazione dal titolo "Alza le mani contro la sculacciata!".
Million Mum è una bellissima iniziativa benefica che ha l'obiettivo di raccogliere fondi per combattere la piaga della morte in gravidanza o per parto.
Ancora oggi essere incinte rappresenta un pericolo e non una gioia per milioni di donne in tutto il mondo. Qualche numero per inquadrare il problema:
ogni minuto di ogni giorno, da qualche parte nel mondo, una donna muore per complicazioni in gravidanza o durante il parto.
Il 99% delle donne morte in queste situazioni si trovano in Paesi in via di sviluppo.
In Africa e in Asia mettere al mondo un figlio è la prima causa di mortalità per donne in giovane età.
Tutte queste morti generano circa 2 milioni di orfani che, senza le loro madri, moltiplicano fra le 5 e le 8 volte le probabilità si non superare l'anno di vita
L'80% delle morti per parto o gravidanza possono essere prevenute
Il modello familiare contemporaneo è sempre più bambino-centrico. Cerchiamo di modellare le nostre vite sulla base delle esigenze dei nostri figli, esigenze che vengono spiegate e documentate da sempre più numerose ricerche scientifiche che riescono ad esplorare ogni dettaglio della psicolgia dei bimbi. Ogni decisione viene presa partendo dalle necessità (reali o presunte) dei figli.
Quando però si parla di coppie gay, non si fa mai lo sforzo di analizzare l'argomento partendo dalla prospettiva dei bambini, ma lo si fa sempre valutando aspetti che hanno a che fare con la morale, la religione, la libertà individuale, le tradizioni.
Il fatto che non si facessero analisi scientifiche e statische su figli di coppie dello stesso sesso e su queste si cercasse di prendere una poszione poteva valere in passato quando i dati a disposizione erano scarsissimi. In primi studi sono iniziati negli USA negli anni '70 e si basavano su piccoli campioni. Già a fine Novanta i dati a disposizione del Census Bureau americano dicevano che 1 coppia di uomini omosessuali su 20 e 1 coppia di donne omossesuali su 5 stava allevando figli. In questi anni i numeri sono cambiati portando il rapporto a 1 su 5 per gli uomini e 1 su 3 per le donne. Oggi le coppie gay con figli negli Stati Uniti sono oltre 115.000 (Fonte U.C.L.A.).
L'ampiezza di questi numeri e il passare del tempo hanno permesso di condurre degli studi che analizzano come sono cresciuti i bambini e i ragazzi allevati in queste famiglie "non tradizionali". Di seguito alcune delle evidenze emerse. "Questi bambini stanno bene", così afferma Abbie Golderberg professoressa di filosofia della Clark University che ha scritto un libro "Lesbian and Gay Parents and their Children" dove racconta centinaia di casi di bambini di mamme lesbiche e papà gay. Gli studi non evidenziano differenze fra questi bambini e quelli cresciuti in famiglie tradizionali. Non c'è alcuna propensione a disordini psicologici, non hanno probelmi di inserimento e socializzazione a scuola e hanno amici come tutti gli altri.
Ci sono anche delle differenze: questi bambini sembrano essere più flessibili circa l'assegnazione dei ruoli secondo i generi. Le figlie di mamme lesbische dichiarano in una percentuale maggiore di preferire a lavori percepiti tipicamente come femminili (l'infermiera o la maestra) delle professioni che sembrano essere appannaggio degli uomini (per esempio l'avvocato). Anche la scelta dei giochi sembra essere più ampia e meno influenzata dal genere.
Una volta adulti i figli di coppie dello stesso sesso hanno una maggiore inclinazione a lavorare nel sociale, ad essere aperti alle minoranze.
Dai dati sembra emergere il fattoche le coppie dello stesso sesso creino delle famiglie dove i ruoli non vengono imposti sulla base del sesso, ma sulle attitudini del singolo individuo.
Vorrei prendere spunto da queste considerazioni perchè non sarebbe male crescere dei bambini meno ossessionati dal ruolo, più aperti verso le differenze e forse più intellettualmente liberi.
Mi permetto, infine, di segnalrvi un bellissimo blog di una coppia di babbi gay: Meet the Fosters. Il blog, putroppo, non è più attivo ma vale davvero la pena leggerne qualche post.
Sono molto emozionato, questa mattina ho un appuntamento con la bambina che verrà: la iMamma ho l'ecografia morfologica e naturalmente non posso mancare!
Questa cosa della eco morfologica ho idea che abbia più contenuti emotivi che scientifici, ma tant'è... mi ricordo che quando vidi la prima eco della Baby fu una emozione incredibile.
La iMamma mi è testimone: sono convitno del fatto che non possiamo educare e crescere i nostri figli sulla base dei ricordi di quando eravamo piccoli noi. Quello che facevamo o non facevamo noi da bambini e da ragazzini non è detto vada o non vada bene per questa generazione. Mi sofrzerò di cercare di capire cosa succede oggi, più che di ispirarmi a quanto si faceva ieri. Anche se questo mi costerà fatica e tribolazione interiore. Insomma, farà ridere, ma vorrei essere un babbo moderno e progressista, non un padre conservatore.
Detto questo, alle volte l'attualità è così misera e becera che mi domando fin dove sia opportuno essere aperti alle novità.
Un esempio recente: a Milano hanno pensato bene di aprire un centro estetico per bambini rigorosamente under 14. Questo tempio del benessere infantile è in grado di fornere ai piccoli clienti massaggi, trucco, manicure e pedicure, tatuaggi e poi tutto per i capelli dall'extension alle ciocche brillanti.
Faccio fatica a crederci, non riesco a pensare che una madre o un padre pensino di portare i loro figli a farsi fare un massaggio al cioccolato o un pediluvio ai petali di rosa. Che modo di passare il tempo è? Cosa stanno imparando quei bambini? Si staranno divertendo?
Invece è tutto vero. E i genitori, stando alle dichiarazioni, ne sono entusiasti. Sentite cosa dice la mamma di Elisa (6 anni): "Io e le bambine abbiamo fatto un patto. Quando c’è scuola non bisogna esagerare. D’estate sono permesse anche le extension colorate" Certo perchè lo smalto alle dita di piedi e mani invece è una cosa proprio discreta.
Ho visto un documentario della serie Vanguard su Current TV (lo potete vedere integralmente al fondo del post) che tratta il tema degli psicofarmaci somministrati ai bambini, ritenuti, iperattivi perchè colpiti dalla sindrome ADHD (Sindrome da Deficit di Attenzione e da Iperattività).
Devo dire che quanto emerso dal documentario mi ha fatto una certa impressione, sia per il fenomeno dell'iperattività infantile in sè sia per il delicato tema di come curarla.
Alcuni dati che sono riuscito ad appuntarmi durante la visione che danno un'idea dell'entità del problema:
- nell'ultimo anno negli USA sono state scritte 20 milioni di ricette per psicofarmaci da dare a bambini, cioè il 10% della popolazione infantile - 11 milioni sono i bambini che hanno assunto tali farmaci. - 2,1 miliardi $ è il giro d’affari per la vendita di psicofarmaci stimolanti per bambini nei soli Stati Uniti - in Italia i bambini curati con psicofarmaci sono circa 15.000 - in lombardia i bambini colpiti da ADHD sono 24.000 - l’Italia è il 5° mercato farmaceutico al mondo per fatturato delle multinazionali produttrici (fonte:Nomisma)
Vista la vastità del fenomeno, l'indagine di Vanguard cerca di capire le differenze fra la strada farmacologica e quella pedagocica, intervistando esperti e genitori.
Come sempre le posizioni sono diverse, c'è chi sostiene che i farmaci siano necessari, chi dice che siano estremaente nocivi, chi sostiene che la strada vincente sia adottare un mix dei due approcci.
Alcuni passaggi mi hanno fatto molta impressione: spesso viene diagnosticata la sindrome ADHD a bambini semplicemente vivaci che rischiano di doversi sottoporre a terapie basate su psicofarmaci
gli psicofarmaci in questione hanno effetti collaterali pesanti: creazione di dipendenza, elevata tossicità, danni epatici, alterazioni sensoriali. Il 25% dei giovani pazienti italiani ha dimostrato dipendenza come riportato dall'ufficio studi Glaxo.
la pressione delle case farmaceutiche per esaltare oltre misura la sindrome ADHD al fine di allargare il numero di potenziali "clienti". Famigerato il caso di corruzione negli Stati Uniti legato al farmaco Ritalin della Novartis al fine di far passare sotto silenzio gli effetti nocivi del farmaco.
Ma l'affermazione che più di tutte mi ha inquietato è la seguente: "La Food and Drug Administration (FDA), non ha mai approvato la somministrazione di stimolanti per la fascia sotto i sei anni, eppure il Ritalin viene somministrato ora anche ai lattanti."
E' arrivato il momento di comunicarlo: iBabbo diventerà babbo-bis!
Rientro quindi, a pieno merito, nella categoria dei futuri papà e lo faccio con enorme entusiasmo.
Pensavo che un bel giorno la Baby mi chiederà come è nata la sua sorellina e, quando me lo chiederà, sarà troppo presto per dare spiegazioni scientifiche, allora ricorrerò alle immagini di questo video delizioso, dura solo 47 secondi e vi assicuro che mertia di essere visto fino all'ultimo frame.
Se volete sapere come è stato fatto (il video... non il bambino!), trovate qui la storia.
(Red) è un'iniziativa benefica che ha lo scopo di raccogliere una percentuale sull'acquisto di numerosi prodotti e devolvere quanto raccolto per la lotta all'AIDS in Africa, essenzialmente per comprare e distribuire farmaci antiretrovirali. Quando un consumatore acquista un prodotto Red di fatto contribuisce a questa causa e senza alcun extracosto, perchè sono le aziende aderenti che devolvono tale percentuale alla causa.
Vorrei segnalare la bella iniziativa di Bugaboo che ha inserito il suo passeggino Camaleon fra i prodotti marchiati (Red).
Chi mi legge già conosce la mia passione per questi prodotti. Lo so che alcuni di voi mi accuseranno di fare un marchetta, ma vi posso assicurare che non è così... E' solo che adoro questo passeggino. Per correttezza,però, devo dire che mentre il mio entusiasmo aumenta dopo ogni volta che lo uso quello della iMamma tende a scemare perchè dice che il Buga ha la colpa di non passare per la porta del nostro ascensore e quindi ogni volta va smontato... ma si sa che il Bugaboo è un aggeggio pensato essenzialmente per i padri!
Qualche sera fa ho dovuto portare la Baby al pronto soccorso pediatrico dell'Ospedale Buzzi a Milano. La piccola aveva battuto la testa contro uno spigolo e mi sono molto spaventato, anche se a vederci sembravo più traumatizzato io per la paura che lei per la botta...
Di questo incidente ne vorrei parlare in seguito, e vorrei soffermarmi su un bell'episodio accaduto durante quell'infelice serata.
Aspettavamo il nostro turno per la visita e l'umore non era al massimo: come detto io ero terrorizzato, la iMamma era preoccupata non tanto per l'accaduto ma che la bambina si prendesse l'influenza visto che la sala d'aspetto era piena di piccoli malatini e la Baby era stanca ma iperattiva e non c'era modo per farla stare tranquilla.
Improvvisamente è arrivato un gruppo di 4 clown che si sono messi a giocare con bambini e genitori allietando la lunga e spiacevole attesa.
Ho fatto quattro chiacchiere con questi clown che mi hanno raccontato di essere dei volontari dell'associazione Veronica Sacchi. In questa Onlus si insegna a fare i pagliacci e a rapportarsi con bambini e contesti difficili: pronto soccorso, corsie di ospedale, orfanotrofi, carceri per i aiutare ad alleggerire la tensione nei colloqui fra genitori reclusi e figli.
Questi ragazzi tutte le sere girano i pronto soccorso pediatrici milanesi portando del buon umore agli astanti e vi posso assicurare che l'ambiente l'altra sera al Buzzi, appena sono comparsi, si è fatto vermante leggero e il tempo è passato più in fretta.
Inutile dire che chi si divertiva di più con i clown non erano i bimbi, ma i padri...
Complimenti a questi ragazzi.
PS: la testa della Baby sembra essere a posto. Io continuo ad essere preoccupato. Che brutto essere ipocondriaci e genitori...
Avrete senz'altro letto la notizia sulla ricerca dell'università di Würzburg secondo la quale i futuri bambini assimilano l'intonazione della voce della mamma già nel terzo trimestre di gravidanza per riuscire poi a imitarla con i vagiti appena nati.
Per chi fosse curioso e volesse interpretare il pianto della Baby, raccomando di studiare bene questo video:
Il tutor non è una tata, non è una babysitter, non è una maestra d'asilo e neanche una educatrice.
Il tutor è nuova figura professionale che si sta affermando oltreoceano che ha il compito di accelerare alcune capacità intellettuali dei bambini rendendoli in grado di leggere e di avere basilari nozioni di matematica già intorno ai 3 anni.
Migliaia di genitori ambiziosi e ansiosi pensano che sia necessario garantire una formazione specifica ai loro figli in modo da dare loro più opportunità per il futuro e da renderli fin da subito competitivi in modo da avere più probabilità di essere ammessi, in futuro, in un ottimo college o di trovare il miglior lavoro possibile. Questi padri e madri pensano che non sia più sufficiente imparare giocando, ma ritengono di dover accelerare il processo cognitivo. E' tutto vero. Esiste un'industria dei tutor che genera un business in rapidissimo sviluppo.
Mi soffermerò sul caso dei centri, di ispirazione giapponese, Kumon il cui ambizioso motto è "Matematica. Lettura. Successo". In queste palestre per piccoli geni si applica un efficente metodo per insegnare la matematica e, testualmente, "liberare tutto il potenziale dei vostri figli". I centri Kumon sono circa 1.300 in territorio americano. Per capire l'approcio e i servizi offerti basta leggere, nel sito di Kumon, la pagina dove vengono riportate le domande più frequenti dei genitori. Qui le parole più usate, naturalmente riferite ai bambini, sono: performance, potenziale, sviluppo di skills, potenziamento, auto-motivazione, sessioni di studio, compiti, esami. Per ottenere i massimi risultati dal metodo Kumon è necessario portare 2 volte alla settimana il bambino alle lezioni e fargli fare per i restanti 5 giorni i compiti per 20 minuti al giorno. Si consiglia di iniziare il più presto possibile, e comunque intorno ai 3 anni.
Fortunatamente, non mancano considerazioni critiche da parte di specialisti e psicologi che sostengono la pericolosità di tale approccio. Esistono studi che dimostrano come i bambini che partcipano a questi corsi siano più ansiosi e meno creativi rispetto ai bambini che frequentano semplicemente l'asilo. Un'altra, concreta, preoccupazione è che il sistema di business che si sta generando faccia in modo di creare la necessità artificiosa di anticipare sempre più le fasi dell'apprendimento della lettura e della matematica.
Forse noi genitori dovremmo limitare le ambizioni a noi stessi e non trasferlirle sui nostri figli...
Oggi è la giornata dell'iPhone, poi la smetto giuro...
C'è una applicazione che afferma di essere in grado di tradurre il pianto dei neonati. Si chiama, appunto, Cry Translator.
Se il vostro bimbo inizia a piangere il melafonino il perchè, scegliendo fra queste possibilità: fame sonno noia fastidio agitazione
L'applicazione che vi cambierà la vita e restituirà il sonno costa 9,99$.
Questa cosa mi ridere parecchio, mi sembra come gli oggetti miracolosi che vendevano nei giornali di tanti anni fa, tipo gli occhiali per vedere sotto i vestiti delle donne.
Ad ogni modo, su questo sito vengono pubblicati gli studi scientifici a sostegno della bontà di questa applicazione... mah...
Se qualcuno di voi babbi digitali volesse testare la cosa sappia che i feedback sono benevenuti!
Altre applicazioni iPhone per neonati e per mamme.
Ho letto un interessante articolo su Wired dove si sostiene la tesi che l'iPhone faccia bene ai bambini.
Francamente non ho una opinione in merito, innanzitutto perchè non posseggo un melafonino, e quindi ho voluto approfondire il discorso.
Normalmente i bambini (parliamo di bambini in età prescolare) scoprono uno smart phone perchè i genitori li usano come giochi per distrarli: in situazioni difficili, quando i bimbi si annoiano e diventano nervosi si ricorre a qualsiasi trucco per farli stare bravi e uno dei più afficaci è proprio l'iPhone.
Tutti parlano di come i bambini imparino immediatamente, e con più rapidità degli adulti, ad usare questi telefoni e inizialmente questo fenomeno incanta e diverte i genitori. I quali, però, tendono a preoccuparsi e a sentirsi in colpa perchè sanno che lasciare i propri figli appicicati ad uno schermo non sia una bella cosa. A lungo andare può anche diventare un complicazione, perchè entra in gioco un nuovo pezzo di tecnologia (dopo la tv, i dvd, i giochi elettronici...) che diventerà oggetto di continue richieste e continue negoziazioni.
Ma allora che fare?
L'autore dell'articolo sostiente che per i bambini oltre i 2 anni (prima di questa età i neonati devono assolutamente interagire con umani per poter sviluppare la capacità di relazione e metabolizzare gli stimoli proveniente da una interzione) l'uso di un iPhone sia positivo se utilizzato in modo limitato e corretto.
Vediamo perchè:
l'impostazione dell'iPhone basata su icone e simboli colorati che, se toccati, permettono di far succedere qualcosa aiuta il bambino a prendere dimestichezza col passaggio dal concreto all'astratto. La capacità di associare un simbolo a un concetto è tipica della fase dello sviluppo dei bambini detta pre-operazionale e che va dal terzo al settimo anno di età. Per esempio, un bimbo può vedere sullo schermo dell'iPhone un simbolo con disegnato Babbo Natale, se schiaccia quel simbolo si aprirà un cartone animato con Babbo Natale. in questo modo il piccolo assocerà all'icona (concreto) l'idea di Babbo Natale (astratto). Il bambino sarà anche più stimolato perchè è lui ad avere il pino controllo di ciò che accade.
il concetto di "dovunque, in qualsiasi momento" tipico del mobile viene in aiuto ai bambini, perchè potranno fruire dei loro contenuti o giochi preferiti in qualsiasi luogo, per esempio all'aria aperta, e non per forza seduti a una scrivania o su un divano. Inoltre, i genitori potranno avere sempre a portata di mano risorse infinite per intrattenere, anche in modo intelligente, i loro figli, per esempio cercando online fra migliaia di favole da leggere.
La morale sembra ricondurre sempre al solito, banalissimo buon senso che ci dovrebbe (ma purtroppo l'uso del condizionale è d'obbligo) permettere di prendere solo io meglio da quello che la tecnologia ci offre.
Non so a voi, ma a me questo tormentone sull'influenza A ha stancato. E lo dico da ipocondriaco radicale sempre alle ricerca di notizie sulla sallute. E' un impazzimento di statistiche, cifre, morti, casi alla fine del quale uno non ha uno straccio di informazione utile e al contempo vede crescere la sua preoccupazione.
In mezzo a questo delirio informativo mi piace segnalare questo articolo del corriere.it che fissa pochi e specifici punti in modo chiaro e semplice. Vengono illustrate 7 regole basilari da seguire in caso di bambini con influenza di qualsiasi tipo.
Troverete risposte comprensibili a domande come: Come comportarsi quando i bambini si ammalano? Una mamma ammalata può continuare ad allattare al seno? E se invece si ammala il neonato, è utile allattare al seno? Da che momento un malato viene considerato contagioso? Quali fasce di età vaccinare? C’è il rischio di effetti collaterali?
Ottimo esempio di come l'informazione, ogni tanto, sia un servizio e non solo più uno show.
Importante aggiornamento: Lenny e VmnP consigliano di consultare il sito dell'Associazione Italiana Pediatri: www.uppa.it, ricco di approfondimenti sia su sull'influenza A, sia su tanti altri tempi di forte interesse. Grazie!
"Papà per Halloween mi vorrei vestire come quel signore che rapiva la gente e se la mangiava a pezzi, mi compri il suo costume?"
Se vostro figlio dovesse farvi questa domanda, oltre a rivolgervi a un bravo psichiatra per bambini e rivedere rapidamente il vostro modello educativo, non preoccupatevi perchè online troverete il costume di Halloween per ogni gusto.
Di seguito qualche brillante esempio di come sia possibile trasformare le feste di Halloween in una occasione "educativa" e "rasserenante" per i vostri piccoli.
Il campionario passa dai travestimenti ispirati da costruttive citazioni cinematografiche tipo Scream a illustri serial killer psicopatici del calibro di Hannibal "The Cannibal" Lecter.
Non poteva mancare la divisa, maschera e protesi acuminata comprese, di Freddy Krueger.
Il tutto, come detto, comodamente disponibile online con pochi click. Non perdete tempo! Per esempio il costumino di Freddy è andato a ruba e al momento è esaurito.
Se non doveste trovare qualcosa di già pronto il sito About.com insegna come farsi in casa il costume di Michael Jakson. Come non potrà essere contento il vostro figliolo di vestirsi come un controversa rockstar appena defunta?
Non è uno scandalo e non credo che i bambini vengano traumatizzati da questi costumi. Certo c'è molto da dire per lo meno sulla totale assenza di buon gusto di questi babbi che vogliono fare i simpaticoni. E c'è molto da pensare su come a volte per far divertire i bambini pensiamo sulla base di nostri riferimenti dimenticando le loro esigenze e il loro parere.
Tralascio ogni riflessione su quanto realmente sentito e spontaneo sia tutto il clamore che ruota intorno ai festeggiamenti di Halloween qui in Italia e faccio finta che, veramente, i nostri bambini non vedano l'ora di andare a bussare alle porte dei vicini chiedendo "dolcetto e scherzetto?" travestiti da carnevale.
L'altro giorno ero in giro con la Baby nel passeggino e una amabile vecchietta mi ha incontrato e ha subito esclamato: "Ma che bel bambino"
Ho prontamente risposto: "Grazie signora, ma è una bimba" E la vecchietta con malcelata diapprovazione mi dice:
"ah ma sa con quel maglione blu e i jeans..."
Volevo troncare la conversazione e provocare un po' la vecchina quindi, ostentando la massima tranquillità, le ho detto: "lo so, ma io ho sempre sognato un maschio, ma purtroppo è arrivata una femmina, allora la vesto e la tratto come un maschietto..." (Naturalmente non è vero)
La distinta signora è rimasta senza parole ed è scomparsa in pochi istanti.
In seguito mi sono chiesto come nasce questa mania per il rosa e per il blu, che davvero non condivido nè dal punto di vista estetico nè, tantomeno, da quello educativo. Le foto che vedete sono di una fotografa coreana che ha ben descritto l'ossessione per l'abbinamento genere-colore in una collezione di scatti dal titolo "The Pink & Blue Project"
Se racconto a qualcuno fatti insignificanti come "ieri sera ho fatto il bagnetto alla Baby" oppure "la iMamma è stata via due giorni e sono stato solo con la Baby nel week end" mi viene sempre detto "ah hai fatto il mammo".
Quante volte avete sentito mamme che parlando dicono fra loro "stasera non sono a casa e mio marito fa il babysitter"?
Questo distorto fenomeno lessicale, e quindi culturale, non è tutto italiano. Nei paesi di lingua inglese, benchè più emancipati negli equilibri familiari, succedo lo stesso. Si usa la parola mothering per definire le cure che un genitore (indipendentemente dal sesso) dedica a suo figlio.
L'uso di queste espressioni sottende un pensiero secondo il quale se un padre prende cura di suo figlio - soprattutto se neonato - non sta semplicemente facendo il suo dovere di papà, ma sta temporaneamente rimpiazzando la madre o la babysitter.
Il linguaggio è importante perchè determina il nostro pensiero a tal punto da modellare la realtà nella quale viviamo, quindi anche le parole usate per descrivere i padri ed il loro ruolo finiscono per darci una chiara idea di come i papà non abbiano ancora una identità definita nella comunità dei genitori (cioè delle mamme).
Per fare in modo che gli uomini prendano maggiore consapevolezza del loro ruolo e si sentano più coinvolti nella vita familiare bisognerebbe iniziare utilizzando parole appropriate.
Se ci pensate bene, espressioni come "mammo" riflettono l'idea che il peso della gestione di una famiglia rimanga tutto sulle spalle della madre.
Altri papà-blogger si sono espressi su questo tema, ecco la posizione di Desian
Doverosa premessa: i bambini devono giocare, toccare, correre, cadere, saltare, prendere le cose, spostarle, romperle. Non dovrebbero stare stare davanti a uno schermo, di qualsiasi tipo sia esso TV o computer.
Detto questo, può capitare che eccezionalmente e per valide ragioni succeda che i nani vadano distratti e, perchè no, interessati con qualcosa di non ordinario come per esempio un sito internet pensato e disegnato per i bambini piccoli.
Un ottimo esempio è Poisson Rouge un sito che replica in digitale i classici giochi per i bimbi in età prescolare.
C'è propio tutto: lo xilofono, gli animali, i colori, le lettere, i numeri, il caleidoscopio, le scatole con i pagliacci che saltano fuori, i puzzle, le forme, il teatrino... insomma un concentrato di tutto quello che sicuramente trovate nelle camerette dei vostri figli.
I giochini presentati francamente mi sembrano stimolanti e adatti a bambini di età diverse, direi dall'anno ai 5 anni. Per capire lo spirito con cui è stato creato il sito, che esiste da circa 10 anni, provate a leggere la user guide per gli adulti: è divertente perchè gli autori spiegano che i bambini non ne hanno alcun bisogno perchè ognuno di loro si inventa come utilizzare gli oggetti che compongono Poisson Rouge, invece genitori ed educatori chiedono aiuto per capire com usare il sito...
Devo dire che la Baby ne va matta, è l'unica cosa che la fa stare seduta, tranquilla e attenta per un paio di minuti. E dai versi che fa direi che il livello di interesse è elevatissimo. Non preoccupatevi: ci può giocare per brevissimo tempo solo durante il week end, quando mi vede che lavoro con il computer e mi manifesta la sua voglia di partecipare. Allora mi collego a Poisson Rouge e lascio che inizi a prendere confidenza con la Rete.
Qualche sera fa ero bello rilassato, la Baby era a letto e ho acceso la tv sintonizzandomi su SkyNews 24 dove c'era la diretta delle operazioni di salvataggio di un bambino che si supponeva fosse intrappolato in una mini mongolfiera senza controllo. La cosa mi ha creato una enorme angoscia e ho subito chiesto alla iMamma di spegnere perchè non avrei proprio sopportato di viviere in diretta la tragedia di questo bimbo di 6 anni terrorizzato, sperduto fra le nuvole, pronto per schiantarsi al suolo.
Come molti di voi sapranno, il tutto si è rivelato una bufala: il bambino era sano e salvo nascosto nel garage di casa e sulla mongolfiera non c'era proprio nessuno.
Tutto bene allora, nessuno si è fatto male. E invece no: la storia prosegue perchè si è scoperto che sono stati la sua mamma e il suo papà ad avere architettato tutto per avere il loro momento di notorietà.
Come ha dichiarato lo sceriffo locale "l'obiettivo dei genitori era quello di promuovere se stessi nella speranza di entrare a far parte di un reality show". E lo ha confermato il piccolo Falcon, che con la cruda sincerità tipica dei bambini ha detto testulamente davanti alla telecamerne della CNN "We did it for the show"!
Come verranno puniti questi due fenomeni? Fino a 6 anni di reclusione e una multa del valore di 500.000$. Queste pene sono relative a quello che noi qui chiameremmo procurato falso allarme.
Ma questi due sono andati oltre. Hanno esposto loro figlio a una pressione presente (il bambino ha anche vomitato per lo stress durante una delle tante interviste alle quali è stato sottoposto) e futura ingiustificata, lui sarà per sempre il Baloon Boy. Hanno stravolto la relazione genitore-figlio utilizzando quest'ultimo come mezzo per i loro fini, per altro miseri. Hanno pregiudicato il futuro della loro famiglia. E hanno distolto, fosse anche solo per qualche ora, l'attenzione verso tutti quei bambini che veramente sono in pericolo e vanno aiutati in qualsiasi modo.
Leggo sulla prima pagina del Corriere della Sera un bell'articolo che denuncia la totale privazione di attività motorie alla quale vengono sottoposti, oggi, i bambini.
In sintesi: non escono di casa e se escono vengono legati al passeggino fino all'età di 6 anni con la conseguenza che non corrono, non camminano e si impigriscono.
Le ragioni? I genitori hanno fretta e per fare tute le commissioni non possono aspettare i piccoli e lenti passi dei figli, le città (nella fattispecie Milano) non sono baby-friendly e le "paure" sono troppe: suderà? cadrà? si perderà?
Gli americani, che ci vedono lungo e come ci piace dire sono "almeno 5 anni avanti", stanno già lavorando per risolvere a modo loro questa piaga. Hanno capito, infatti, che i bambini non fanno moto per mancanza di spazio e di tempo. Più o meno le stesse ragioni per cui gli adulti non fanno sport. Fatta questa premessa, il link con la geniale idea è veloce: se i genitori si tengono in forma con le palestre e gli attrezzi da fitness i figli potrebbero fare lo stesso.
Alcuni esempi: gironzolare per la città in biciletta è troppo pericoloso? Mancano giardini pubblici e piste ciclabili? Mamma e Papà non hanno tempo di portare i filgi in campagna per pedalare all'aria aperta? Nessun problema, c'è la cyclette!
Far correre i bambini è pericoloso perchè potrebbero finire sotto una macchina? Inciampando potrebbero bucare il golfino di cachmere? Tranquilli, hanno risolto anche questo problema con 2 pratici macchinari:
il tapirulan (che i produttori definiscono così "strumento che offre un buon allenamento cardio e un sicuro sviluppo dei muscoli")
Negli USA sono da poco in commercio tutine e body con raffigurati più famosi personaggi dei video games, da Mega-man ai personaggi di Street Fighter (questi ultimi sono stati stilizzati e resi più teneri per non spaventare i bebè).
PS: tranquillizzo subito parenti e amici, la Baby non indosserà mai nulla del genere...
Stanchezza, capricci, fame, colichette possono trasformare i vostri pacifici bebè in dei mostriciattoli ululanti.
Non saprete come fare per calmarli, passarete attraverso vari stati d'animo: preoccupazione per il piccolo, preoccupazione per voi stessi, stanchezza, sconforto, nervosismo, propensione alla fuga.
Mettetevi il cuore in pace perchè non esistono rimedi alternativi per far rilassare i bambini se non coccolarli e consolarli.
Ma soprattutto, ricordatevi che quello shot di vodka che a voi infonde tanta pace e buon umore coi babè non funziona...
Un nuovo anno scolastico è alle porte pronto a portarsi dietro le solite polemiche.
Un tipico tormentone del "back to school" è quello secondo cui i ragazzi del terzo millenio non sanno più scrivere: a furia di usare sms, chat e tweet ci troveremo a fare i conti con una generazione di "illetterati"
Sarà vero?
C'è chi ha provato a dare una risposta scientifica a questa domanda: Andrea Lunsford, professoressa di retorica e scrittura presso la Stanford University (mica pizza e fichi), è la promotrice dello "Stanford Study of Writing" un mastodontico progetto che si pone l'obettivo di analizzare gli scritti degli studenti del college. Fra il 2001 e il 2006 sono stati raccolti e studiati oltre 14.500 campioni scritti di vario genere: esami, giornalini degli studenti, blog e email e chat.
Ecco la conclusione alla quale è arrivata la Lunsford "ci troviamo nel mezzo di una vera e propria rivoluzione dell'espressione scritta di una portata mai vista dai tempi dell'antica Grecia". Seconda la professoressa la tecnologia non sta uccidendo la nostra capacità di scrivere, ma anzi la sta rigenerando spingendola verso nuove frontiere.
La ricerca dimostra come i giovani di oggi scrivano molto più delle precedenti generazioni, questo perchè una parte importante della loro vita sociale avviene online il più delle volte sotto forma scritta. Di tutti i testi prodotti dagli studenti di Stanford ben il 38% sono stati prodotti al di fuori delle attività didattiche; si tratta dei così detti "life writing". Questa percentuale è impressionante se pensiamo che prima dell'avvento di internet la maggior degli americani non ha MAI più prodotto un paragrafo dopo aver lasciato la scuola (a meno che non fosse necessario per lavoro)
Detto della quantità vediamo qual sono i giudizi emersi circa la qualità dei testi. La professoressa e il suo team hanno evidenziato come mediamente lo stile era all'altezza con quello che i retorici chiamano "kairos", ossia la capacità di capire chi è il pubblico per adattare il tono espressivo e riuscire ad attirare attenzione e convincere delle proprie tesi.
A pensarci bene nel mondo online la scrittura è quasi sempre pubblica o dedicata a molti a differenza del missive asincrone di 50 anni fa.
Questi giovani scrivono per un pubblico (cosa che nessuno faceva nelle generazioni precedenti) e definiscono la buona prosa come la capacità di suscitare interesse nel mondo.
Il "Stanford Study of Writing" ha sfatato un altro mito: quando gli studenti scrivono in ambito accademico non sono essere influenzati dallo stile di scrittura breve e sincopato usato per il web e gli sms e sanno mettere da parte abbreviazioni, acronimi e faccette.
Varrebbe la pena che allarmisti e tradizionalisti a oltranza leggano questa ricerca e cerchino di valutare la questione anche sulla base dei dati forniti.
Oggi la Baby ha un anno, presto sarà grandicella e dovrò iniziare a fare i conti con tutte quegli interrogativi sui quali oggi scherzo: sarò un padre geloso? saprò rispettare il suo spazio? accetterò che gradualmente la "mia bambina" dovrà avere autonomia e indipendenza?
Da quando è nata, anzi da prima da quando ho saputo che sarebbe stata una femminuccia mi ripeto il mantra che non sarò un papà invadente, rigido, possessivo, ma che invece farò di tutto per essere aperto, comprensivo e che tenterò di capire quali sono le cose giuste per lei e non per me.
Ecco è questo il regalo che le vorrei fare per questo compleanno e per tutti i compleanni a venire, le vorrei regalare un padre che abbia ben presente che sua figlia crescerà e diventerà adulta e che lo farà in mondo e in un'epoca diversa da ogni altra.
C'è un telefilm di cui mi sono appassionato, si chiama "La vita secondo Jim" è esilarante e spiega benissimo tutte queste dinamiche.
Prendetevi 10 minuti e guardate questo episodio:
Se volete vedere anche la seconda parte eccola qui
Grande scalpore per una news pubblicata ieri su Corriere.it: 2 ragazzine australiane di 10 anni sono rimaste intrappolate nelle fogne e per dare l'allarme non hanno usato il loro cellulare per chiamare il pronto soccorso o la polizia, ma per collegarsi a internet e lanciare un sos via facebook.
La notizia ha fatto letteralmente il giro del mondo, forse perchè non ci si può spiegare una scelta del genere, fatta fra l'altro non in un contesto ludico o sociale, ma in piena emergenza.
L'autore dell'articolo sembra sfiorare il nocciolo della questione lasciando trapelare, però, una notevole inquietudine quando si pone il seguente interrogativo "ci troviamo forse dinanzi a una incomprensibile mutazione antropologica?"
E' stato molto istruttivo leggere anche i commenti dei lettori. Lettori che potremmo definire utenti a tutti gli effetti di internet se fruiscono di notizie online, si registrano al sito di un giornale e "addirittura" commentano e partecipano guadagnandosi anche loro il loro pezzettino di 2.0. Ebbene, riporto alcuni di questi commenti: "Gli australiani non brillano per il loro acume... ma credevo ci fosse un limite a tutto"
"La madre dei cretini è sempre incinta"
"...il pensiero destrutturato ela baraonda che assurge a mezzo di comunicazione sono ormai il pane quotidiano delle nuove generazioni, che non sono più un grado di fare un piano di azione ragionato..."
Per concludere con un perentorio "Siamo proprio alla frutta".
Invece di decidere se hanno fatto bene o male, non varrebbe la pena di fermarsi e pensare come mai le 2 ragazzine hanno agito così? Perchè preferiscono usare un social network al posto del 113? Perchè, dovendo agire di impulso, viene loro in mente prima facebook rispetto al numero del pronto soccorso, della mamma o di un amico? E ancora, non è sorprendente che a 10 anni considerino il web e il telefono come un tutt'uno?
Le loro testoline sono proprio diverse dalle nostre (viva dio!) e non possiamo rifiutare a priori le loro attitudini (giuste o sbagliate che siano) dobbiamo - almeno - provare a capirle e interpretarle.
Non lo faccio mai, ma oggi ho voglia di aprire una parentesi sulla mia vita personale.
Oltre ai genitori, credo che tutti quanti abbiano o abbiano avuto una o più figure in ambito familiare particolarmente significative.
Per me lo sono state le nonne, per la precisione le mie 3 nonne. Tre, perchè oltre alle 2 ufficiali devo aggiungere anche la mia prozia Olga. Io la chiamavo zia, ma in effetti si è meritata sul campo i gradi di nonna.
Ieri sera ho pensato a lungo alla zia Olga e sono arrivato a una conclusione improvvisa e stupefacente: ho realizzato che molti dei ricordi più vividi della mia infanzia sono chiaramente legati a lei, nonostante fosse una figura squisitamente austera, timida e riservata.
Con uno strano senso di commozione ho ricordato le immagini di lei che in campagna si metteva l'accappatoio e la cuffia della doccia e mi inseguiva per casa spacciandosi per l'Orco Rosa; di quando la andavo a trovare e cercava di insegnarmi a fare il baciamano e io mi rifiutavo; di come mi stupisse sentire quante poesie e filastrocche si ricordava a memoria e di come non si stancasse mai di recitarmele; di quanto ci tenessi a comportarmi bene in sua presenza anche se lei non facesse nulla per impormi le buone maniere; delle volte in cui mi chiamava in disparte con tono complice per regalarmi dei "soldini" di nascosto da tutti; della sua collana con le palle colorate che ho conservato quando è mancato e che oggi viene indossata dalla iMamma (e la sta benissimo); di quando mi stupiva dicendomi che lei a New York c'era stata e che non le piaceva per niente; della pallina del caffè; delle uova di pasqua e dei cioccolatini.
Ho capito dopo il fatto che fosse di una generosità straordinaria e che, nonostante professionalmente fosse una donna davvero importante e realizzata, in famiglia sapeva sempre umile, discreta, misurata e disponibile alle esigenze di tutti noi.
Oggi mi accorgo che abbiamo anche dei tratti in comune perchè anche a io preferisco stare zitto quando sono in presenza di persone che non mi interessano o non mi piacciono, anche io sono maledettamente torinese quando si tratta di (non) parlare delle mie cose personali, anche io so essere discreto e so tenere un segreto. E forse queste cose me le ha insegnate lei.
Come mi piacerebbe, oggi, farle vedere che ho una famiglia, prenderla in giro perchè adesso vivo con piacere nella da lei odiatissima Milano, condividere la comune insofferenza per Berlusconi, portarle la Baby e lasciare che le insegni la vispa teresa, maramao e tutte quelle poesie che conosceva.
Tempo fa nelle istruzioni della settimana riportavo una vignetta ironica che ricorda ai padri tutto-fare che proprio non possono allattare.
Forse mi sbagliavo.
In Svezia c'è un uomo, Ragnar Bengtsson, di 26 anni che afferma di poter essere in grado di allattare; gli bastano solo 3-4 mesi di preparazione et voilà. L'esperimento consiste nella stimolazione - mediante pompetta - del seno per 3 ore al giorno.
Bengtsson afferma di non essere interessato ad assumere alcuna forma di aiuto ormonale o chimico.
La scienza ufficiale, nei panni della professoressa di endocrinologia Sigbritt Werner, dice che è probabile che il nostro eroe riesca nell'intento.
Per chi ne volesse sapere di più il giornale online "The Local, Sweden's news in english" approfondisce il tema.
PS: giusto per fugare ogni dubbio sappiate che potrò anche pulire 3 cacche in un giorno ma non allatterò mai!
Voi credevate che la scelta del nome per un figlio fosse un mix di irrazionalità (gusti, ricordi di persone che ci piacciono, che abbiamo amato o che al contrario non possiamo sopportare), e di forma (nomi che si possono o non si possono usare per questioni familiari o di etichetta).
E invece no, anche per dare il nome al baby esistono dei sistemi analitici, quantitativi e scientifici che, naturalmente, arrivano dagli Stati Uniti. Mi riferisco, innanzitutto, al sito babynamewizard che mette a disposizione alcuni fantastici tools.
Il primo e più banale tool è la top ten dei nomi più scelti nel mese ( a luglio negli USA i numeri uno erano Jacob per i maschietti e Emma per le femminucce).
Questo sito, però, ci regala molto di più. Per esempio il NameMapper che, grazie a una chiara infografica, dice quali nomi scelti stato per stato e anno per anno. Per esempio, impariamo che il nome Carlos nel 2007 è stato gettonatissimo - ovviamente - negli stati con forte presenza ispanica come il New Mexico, la California, l'Arizona e la Florida. E poi c'è il mio preferito, il NameVoyager grazie al quale possiamo vedere l'evoluzione del gradimento di un qualsiasi nome dal 1880 al 2008. Navigando un po' scopriamo che il nome William è in crollo e che invece il nome Brittney ha seguito la parabola della Spears... gettonatissimo a fine anni '90, ma oggi ormai in disuso. Non può mancare una bella sezione wiki in cui gli utenti inviano informazioni sui singoli nomi. Rimanendo sull'esempio William possiamo sapere quali siano le persone importanti con questo nome, titoli di canzoni, libri e film che contengano William ecc ecc.
Ogni nome poi è ovviamente votabile e commentabile dalla community.
Ci vorrebbe anche in Italia un sito del genere, no?
PS: se in futuro dovessi avere un figlio maschio vorrei chiamarlo Rocco, ma nessuno è d'accordo (soprattutto la iMamma). Rispondo agli scettici con questo bel grafichetto che dimostra come negli USA il nome Rocco sia molto chic!
Bologna è una città che amo e che non finisce mai di stupirmi.
Leggo su un bel blog del Corriere di Bologna che il reparto maternità dell'Ospedale Maggiore può contare anche sul "Gruppo Coccole". Si tratta di volontarie che si attivano in caso di neonati abbandonati o dei quali si saprà già che le mamme non li potranno tenere.
Queste volontarie, per lo più ex infermiere o insegnanti, sono in grado di assistere i bambini fino al momento dell'affido o della adozione, garantendo un presenza per più 12 ore al giorno grazie a un efficiente sistema di turni. In questo possono garantire ai bebè il contatto fisico e il calore umano del quale sappiamo quanto abbiano bisogno.
Sono un padre ansioso, mi preoccupano molto gli spigoli, le cose che la baby si potrebbe mettere in bocca, i gradini, ecc, ecc.
Fortunatamente, però, sono consapevole delle mie ansie e cosciente del fatto di non rendere me e mia figlia schiavi di paure più o meno fondate.
In quel meraviglioso sito che è TED ho trovato questo speech che spiega perchè e come sia importante far prendere dimestichezza ai bambini delle cose pericolose in modo che questi le sappiano gestire e non subire. Si parla di far giocare i bimbi con il fuoco, di permettergli di possedere un coltellino svizzero, di lanciare oggetti e perfino di capire quando e perchè si possa "violare" una regola o una legge.
Istruttivo e divertente, buona visione
NB: per chi non conoscesse le conferenze di TED è utile sapere che tutte hanno i sottotitoli. Quindi se avete problemi con l'inglese potete attivare i sottotitoli in diverse lingue per fruire al meglio dei contenuti.
La nostra generazione ha il compito di sviluppare, strutturare e organizzare il mondo digitale in modo che i nativi digitali possano accedervi fin dalle più tenere età massimizzando i vantaggi che se ne possono trarre e minimizzandone i rischi.
Come in qualsiasi fenomeno sociale, credo che più che leggi e regole serviranno cultura, educazione, innovazione e apertura mentale. Escludo che faremo un favore ai nostri figli limitando le potenzialità del web, chiudendo dei siti o cercando di rallentare un fenomeno che è inarrestabile. E' forse servito bruciare i libri qualche secolo fa?
Come genitori, educatori o legislatori, faremmo meglio innanzitutto a conoscere bene l'oggetto delle nostre ansie, dovremmo studiare questi fenomeni per capire cosa è una minaccia e cosa è una opportunità.
Dall'esempio nel video, mi sembra che si preferisca ancora una volta demonizzare piuttosto che sforzarsi di capire.
All'On Carlucci direi che Facebook è un fenomeno che, ci piaccia o no, interessa e coinvolge oltre 10 milioni di Italiani creando quindi uno spaccato statisticamente rappresentativo della nostra società. Società nella quale, putroppo, ci sono anche i pedofili. Ricorderei alla On Carlucci che i pedofili saranno su Facebook, ma come la cronoca dimostra sono da sempre nelle famiglie, negli asili, nelle scuole, nei centri sportivi e nelle parrocchie, solo per fare degli esempi.
Allora cosa dobbiamo fare? Chiudere le scuole perchè il professore potrebbe essere un pervertito? Non far vedere i nostri figli ai nostri amici e parenti perchè magari lo zio Pino è un mostro? Non mandare i nostri figli in chiesa perchè di preti pedofili è pieno il mondo? Non farli giocare nella squadretta di calcio perchè l'allenatore potrebbe avere attenzioni strane?
O forse dovremmo conoscere e capire al meglio gli ambienti (reali e virtuali) nei quali i nostri bimbi si trovano a vivere?
Sono il primo a difendere la tecnologia e a dire che non vada vista come una minaccia per i bambini. Normalmente.
I videogiochi sono fra i pochi intrattenimenti tecnologici che butterei seranamente dalla torre perchè sono convinto che tolgano molto - in termini di fantasia, creatività, educazione - e non diano proprio nulla.
Il video che segue è parte di uno studio chiamato "The Immersion Project" che valuta gli impatti della esposizione ai videogiochi e mostra lo stato ipnotico in cui cadono questi bambini.
Guardatelo tutto, inizialmente mi ha fatto sorridere poi mi ha decisamente impressionato.
Tempo fa ho dedicato un post alle applicazioni iPhone pensate per i bambini. Rimandendo in tema iPhone ecco due applicazioni per le Mamme.
Nursing Tracker: me la ricordo benissimo la iMamma durante i primi mesi di gravidanza quando consumava agendine appuntando ogni informazione sulla Baby. A che ora ha mangiato, per quanto tempo ha poppato, da quale tetta ha iniziato, a che ora ha fatto la cacca, a che ora si è svegliata ecc ecc. La prendevo in giro perchè andava in giro con questi quaderni che sembravano i tacquini di un pazzo.
C'è chi ha tradotta questa esigenze delle mamme in una applicazione che organizza comodamente tutte le informazioni essenziali permettendo di salvare qualsiasi tipo di statistica per sei (6 avete capito bene) figli. Nell'immagine trovate la schermata realtiva alla poppata con info su nome del bimbo, giorno, tetta destra o sinistra, a che ora ha poppato, quanto è durata ecc ecc
Esiste anche una versione semplificata relativa i pannolini. Si chiama Diaper Tracker. Ovviamente sono acquistabili entrambe su iTunes: 7.99$ per Nursing Tracker e 1.99$ per Diaper Tracker
Asleep Kids: a volte è difficile fare addormentare i bambini. Questa applicazione offre una selezione di 15 ninnananne collegate a un timer. Costa 7.99$
Lo so, montare e smontare i seggioloni per l'auto e tirare su e giù i bimbi dalla macchina sono cose alla lunga insopportabili... ma portate pazienza...
In Germania sta per andare in onda un reality show nuovo, inedito dal titolo "Adulti alla prova"
Peccato che di adulti non ce ne sia neanche l'ombra, infatti lo spettacolo consiste nel filmare per 4 giorni e 4 notti una coppia di teen agers ai quali viene affidato un bebè.
I bebè vengono dati, liberamente, in prestito dai genitori naturali i quali hanno facoltà di guardare (come tutto il pubblico del resto) l'andamento del programma e decidere eventualmente di far interrompere il programma.
Nessuna paura, però, dietro le quinte ci saranno medici e psicologi a monitorare la salute dei piccoli.
E poi non mi vengano mai più dire che internet è pericoloso...