venerdì 6 novembre 2009

Bambini e apprendimento: il tutor

Il tutor non è una tata, non è una babysitter, non è una maestra d'asilo e neanche una educatrice.

Il tutor è nuova figura professionale che si sta affermando oltreoceano che ha il compito di accelerare alcune capacità intellettuali dei bambini rendendoli in grado di leggere e di avere basilari nozioni di matematica già intorno ai 3 anni.

Migliaia di genitori ambiziosi e ansiosi pensano che sia necessario garantire una formazione specifica ai loro figli in modo da dare loro più opportunità per il futuro e da renderli fin da subito competitivi in modo da avere più probabilità di essere ammessi, in futuro, in un ottimo college o di trovare il miglior lavoro possibile. Questi padri e madri pensano che non sia più sufficiente imparare giocando, ma ritengono di dover accelerare il processo cognitivo.

E' tutto vero. Esiste un'industria dei tutor che genera un business in rapidissimo sviluppo.

Mi soffermerò sul caso dei centri, di ispirazione giapponese, Kumon il cui ambizioso motto è "Matematica. Lettura. Successo". In queste palestre per piccoli geni si applica un efficente metodo per insegnare la matematica e, testualmente, "liberare tutto il potenziale dei vostri figli". I centri Kumon sono circa 1.300 in territorio americano.
Per capire l'approcio e i servizi offerti basta leggere, nel sito di Kumon, la pagina dove vengono riportate le domande più frequenti dei genitori. Qui le parole più usate, naturalmente riferite ai bambini, sono: performance, potenziale, sviluppo di skills, potenziamento, auto-motivazione, sessioni di studio, compiti, esami.
Per ottenere i massimi risultati dal metodo Kumon è necessario portare 2 volte alla settimana il bambino alle lezioni e fargli fare per i restanti 5 giorni i compiti per 20 minuti al giorno. Si consiglia di iniziare il più presto possibile, e comunque intorno ai 3 anni.

Fortunatamente, non mancano considerazioni critiche da parte di specialisti e psicologi che sostengono la pericolosità di tale approccio. Esistono studi che dimostrano come i bambini che partcipano a questi corsi siano più ansiosi e meno creativi rispetto ai bambini che frequentano semplicemente l'asilo.
Un'altra, concreta, preoccupazione è che il sistema di business che si sta generando faccia in modo di creare la necessità artificiosa di anticipare sempre più le fasi dell'apprendimento della lettura e della matematica.

Forse noi genitori dovremmo limitare le ambizioni a noi stessi e non trasferlirle sui nostri figli...

2 commenti:

  1. Maria Montessori che avrebbe detto????
    Io credo nel valore dell'ozio (addirittura la noia), come spazio per la fantasia, l'inventiva e il gioco, tutte cose che si sviluppano anche (ma non esclusivamente, è ovvio) per assenza.
    I figli sono contenitori da riempire o sono esseri umani da osservare e amare?
    Quale è il "rendimento" nel lugo periodo di questi sistemi di insegnamento?
    Sono perplessa...
    Lisa

    RispondiElimina