sabato 19 settembre 2009

Nuovo anno scolastico e nativi digitali

Un nuovo anno scolastico è alle porte pronto a portarsi dietro le solite polemiche.

Un tipico tormentone del "back to school" è quello secondo cui i ragazzi del terzo millenio non sanno più scrivere: a furia di usare sms, chat e tweet ci troveremo a fare i conti con una generazione di "illetterati"

Sarà vero?

C'è chi ha provato a dare una risposta scientifica a questa domanda: Andrea Lunsford, professoressa di retorica e scrittura presso la Stanford University (mica pizza e fichi), è la promotrice dello "Stanford Study of Writing" un mastodontico progetto che si pone l'obettivo di analizzare gli scritti degli studenti del college. Fra il 2001 e il 2006 sono stati raccolti e studiati oltre 14.500 campioni scritti di vario genere: esami, giornalini degli studenti, blog e email e chat.

Ecco la conclusione alla quale è arrivata la Lunsford "ci troviamo nel mezzo di una vera e propria rivoluzione dell'espressione scritta di una portata mai vista dai tempi dell'antica Grecia". Seconda la professoressa la tecnologia non sta uccidendo la nostra capacità di scrivere, ma anzi la sta rigenerando spingendola verso nuove frontiere.

La ricerca dimostra come i giovani di oggi scrivano molto più delle precedenti generazioni, questo perchè una parte importante della loro vita sociale avviene online il più delle volte sotto forma scritta. Di tutti i testi prodotti dagli studenti di Stanford ben il 38% sono stati prodotti al di fuori delle attività didattiche; si tratta dei così detti "life writing". Questa percentuale è impressionante se pensiamo che prima dell'avvento di internet la maggior degli americani non ha MAI più prodotto un paragrafo dopo aver lasciato la scuola (a meno che non fosse necessario per lavoro)


Detto della quantità vediamo qual sono i giudizi emersi circa la qualità dei testi. La professoressa e il suo team hanno evidenziato come mediamente lo stile era all'altezza con quello che i retorici chiamano "kairos", ossia la capacità di capire chi è il pubblico per adattare il tono espressivo e riuscire ad attirare attenzione e convincere delle proprie tesi.
A pensarci bene nel mondo online la scrittura è quasi sempre pubblica o dedicata a molti a differenza del missive asincrone di 50 anni fa.
Questi giovani scrivono per un pubblico (cosa che nessuno faceva nelle generazioni precedenti) e definiscono la buona prosa come la capacità di suscitare interesse nel mondo.

Il "Stanford Study of Writing" ha sfatato un altro mito: quando gli studenti scrivono in ambito accademico non sono essere influenzati dallo stile di scrittura breve e sincopato usato per il web e gli sms e sanno mettere da parte abbreviazioni, acronimi e faccette.

Varrebbe la pena che allarmisti e tradizionalisti a oltranza leggano questa ricerca e cerchino di valutare la questione anche sulla base dei dati forniti.

Per approfondire, sul sito del progetto trovate tutti dettagli.






1 commento:

  1. Interessante. Sicuramente noi, parlo dei 30-40enni, abbiamo sviluppato una cultura anche se intuitiva dell'immagine, data la diffusione delle digitali (siamo tutti fotografi). I nostri figli speriamo si riapproprino della scrittura, in qualunque modo, che ha insito in sè il concetto di riflessione, lavoro sul testo, approfondimento. Come diceva il grande Volontè in un film piccolo e bello ("una storia semplice"), " l'italiano non è L'ITALIANO, è ragionare"

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