mercoledì 18 novembre 2009

Psicofarmaci ai bambini e sindrome ADHD

Ho visto un documentario della serie Vanguard su Current TV (lo potete vedere integralmente al fondo del post) che tratta il tema degli psicofarmaci somministrati ai bambini, ritenuti, iperattivi perchè colpiti dalla sindrome ADHD (Sindrome da Deficit di Attenzione e da Iperattività).

Devo dire che quanto emerso dal documentario mi ha fatto una certa impressione, sia per il fenomeno dell'iperattività infantile in sè sia per il delicato tema di come curarla.

Alcuni dati che sono riuscito ad appuntarmi durante la visione che danno un'idea dell'entità del problema:

- nell'ultimo anno negli USA sono state scritte 20 milioni di ricette per psicofarmaci da dare a bambini, cioè il 10% della popolazione infantile
- 11 milioni sono i bambini che hanno assunto tali farmaci.
- 2,1 miliardi $ è il giro d’affari per la vendita di psicofarmaci stimolanti per bambini nei soli Stati Uniti
- in Italia i bambini curati con psicofarmaci sono circa 15.000
- in lombardia i bambini colpiti da ADHD sono 24.000
- l’Italia è il 5° mercato farmaceutico al mondo per fatturato delle multinazionali produttrici (fonte:Nomisma)

Vista la vastità del fenomeno, l'indagine di Vanguard cerca di capire le differenze fra la strada farmacologica e quella pedagocica, intervistando esperti e genitori.

Come sempre le posizioni sono diverse, c'è chi sostiene che i farmaci siano necessari, chi dice che siano estremaente nocivi, chi sostiene che la strada vincente sia adottare un mix dei due approcci.

Alcuni passaggi mi hanno fatto molta impressione:
spesso viene diagnosticata la sindrome ADHD a bambini semplicemente vivaci che rischiano di doversi sottoporre a terapie basate su psicofarmaci

gli psicofarmaci in questione hanno effetti collaterali pesanti: creazione di dipendenza, elevata tossicità, danni epatici, alterazioni sensoriali. Il 25% dei giovani pazienti italiani ha dimostrato dipendenza come riportato dall'ufficio studi Glaxo.

la pressione delle case farmaceutiche per esaltare oltre misura la sindrome ADHD al fine di allargare il numero di potenziali "clienti". Famigerato il caso di corruzione negli Stati Uniti legato al farmaco Ritalin della Novartis al fine di far passare sotto silenzio gli effetti nocivi del farmaco.



Ma l'affermazione che più di tutte mi ha inquietato è la seguente: "La Food and Drug Administration (FDA), non ha mai approvato la somministrazione di stimolanti per la fascia sotto i sei anni, eppure il Ritalin viene somministrato ora anche ai lattanti."

Per saperne di più:
www.minori.it
Associazione itlaiana famiglia ADHD
Comitato Giù le Mani dai Bambini

Per i milanesi vale la pena di diffondere l'esistenza del Centro per il trattamento di iperattività infantile Giamburrasca.

Vi invito a leggere l'interessante commento di Michele che invece è a favore, sulla base della sua esperienza diretta, del trattamento farmalogico.

Di seguito potete vedere l'intera inchiesta di Vanguard

5 commenti:

  1. Mi rammarico di non aver visto questo programma, anche se ritengo, per esperienza diretta, che, per quanto riguarda la dimensione del problema in Italia, se e' vero che i bambini curati con psicofarmaci sono 15000, e' altrettanto vero che il ritalin viene somministrato sicuramente a non piu' del 1-2% del numero evidenziato. Basti pensare che dal febbraio 2007, data di istituzione del registro ADHD, in Emilia Romagna i bambini sottoposti a cura farmacologica non raggiungono i 15 di cui 1 solo nella mia provincia (mio figlio!!). Se e' vero, inoltre, che in Lombardia i bambini affetti da questa sindrome sono 24000,x pochissimi di essi si ricorre al farmaco in menzione.
    Penso inoltre, che il Ritalin sia un farmaco eccezionale, che se, assunto secondo la posologia prescritta dai medici preposti a questo registro, non abbia alcun effetto collaterale, (mio figlio lo assume da quasi 3 anni) e dagli esami clinici cui si sottopone ogni tre mesi non risulta alcuna alterazione. Non crea alcuna dipendenza, infatti non lo usa per tutti i mesi estivi e durante i giorni di vacanza, ed, infine, ha contribuito in collaborazione con servizi sociali, professori piu' sensibili e preparati, ed un poco anche dalla pazienza mia, di mia moglie e gli altri miei figli, a garantire al ragazzo una vita quasi normale e comunque gratificante fatta di piccoli successi quotidiani. Sicuramente l'assenza di questo farmaco avrebbe relegato la sua esistenza all'emarginazione

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  2. Buongiorno Michele,

    grazie per il tuo interessante contributo che mi permette di specificare meglio il contenuto del mio post.

    Le considerazioni che ho fatto sono solo relative a quanto ho appreso dal documentario in oggetto. Ma non mi sarei mai voluto permettere di prendere una posizione in merito alla bontà o nocività del trattamento farmalogico.
    Non posso avere una posizione nè una opinione perchè non ho alcuna conoscenza diretto o scientifica per poterle avere.La mia intenzione era solo quella di aprire una riflessione su un tema di cui mi sembra si parli pochissimo. Contributi come il tuo aiutano senz'altro ad approfondire. ti ringrazio!
    Se ti interessa vedere il documentario lo puoi fare direttamente dal mio post perchè l'ho embeddato integralmente.
    Ti mando un caro saluto e ti faccio gli auguri per il tuo ragazzo.

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  3. mi permetto di dare un piccolo contributo ( vedere link )

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  4. Alcune precisazioni: i bambini in cura con psicofarmaci in Italia sono 60.000 e non 15.000. Fortunatamente numeri ben più bassi che in altri paesi, in parte grazie ad una neuropsichiatria più prudente, in parte grazie a campagne di indipendenti di sensibilizzazione e vigilanza come 'Giù le Mani dai Bambini' (www.giulemanidaibambini.org). Secondo: non è il parere (più che legittimo!) di un genitore che può fare il punto sugli effetti collaterali di un farmaco o sul rapporto rischio/benefico. Il fatto che sia stato utile al papà in questione per migliorare l'accettabilità sociale del proprio figlio (ed al figlio stesso per risolvere durante il periodo di assunzione dello psicofarmaco i propri problemi comportamentali) non significa che il farmaco sia un buon farmaco (ne che sia un cattivo farmaco), significa quello che significa, cioè che in quello specifico caso ha avuto degli effetti positivi. Il Ritalin non è un farmaco con un profilo di rischio inaccettabile (a differenza dello Strattera, epatotossico e che stimola idee suicidarie), ma per un parere obiettivo si vedano i warning della Food & Drug Administration USA, per esempio:
    http://www.giulemanidaibambini.org/stampa/glm_pressrelease__130.pdf oppure
    http://www.giulemanidaibambini.org/stampa/glm_pressrelease__127.pdf
    L'uso del farmaco è certamente legittimo, ma con la consapevolezza che si tratta solo di un sintomatico: non cura proprio nulla, e smettendo di somministrarlo tornano tutte le problematiche di sempre. Ma che prezzo otteniamo questa effimera remissione dei sintomi? Meglio allora percorrere strade più complicate e difficili ma in grado di garantire perlomeno risultati di lungo periodo. Il disagio dei più piccoli va sempre preso in carico, ma tutto si gioca sul tipo di risposta che noi adulti siamo in grado di dare a questo disagio.
    Luca Poma
    Giornalista - Portavoce "Giù le Mani dai Bambini"

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  5. Grazie per il tuo post. Andrò subito a vedermi il documentario. Conosco la malattia, per fortuna non per esperienza diretta ed è devastante, sia per il bambino, che per i genitori.. Credo che se il Ritalin possa dare qualche margine di miglioramento, allora valga la pena di provare anche questa strada.. Posso solo consigliare di sentire più campane, richiedere visite di consulto è nei diritti di tutti.
    Sono finita nel tuo blog per caso, ma lo trovo molto carino..ed adesso me lo giro un po'. Buona giornata! :)

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