giovedì 10 settembre 2009

Gli SOS si lanciano sul web

Grande scalpore per una news pubblicata ieri su Corriere.it: 2 ragazzine australiane di 10 anni sono rimaste intrappolate nelle fogne e per dare l'allarme non hanno usato il loro cellulare per chiamare il pronto soccorso o la polizia, ma per collegarsi a internet e lanciare un sos via facebook.

La notizia ha fatto letteralmente il giro del mondo, forse perchè non ci si può spiegare una scelta del genere, fatta fra l'altro non in un contesto ludico o sociale, ma in piena emergenza.

L'autore dell'articolo sembra sfiorare il nocciolo della questione lasciando trapelare, però, una notevole inquietudine quando si pone il seguente interrogativo "ci troviamo forse dinanzi a una incomprensibile mutazione antropologica?"

E' stato molto istruttivo leggere anche i commenti dei lettori. Lettori che potremmo definire utenti a tutti gli effetti di internet se fruiscono di notizie online, si registrano al sito di un giornale e "addirittura" commentano e partecipano guadagnandosi anche loro il loro pezzettino di 2.0. Ebbene, riporto alcuni di questi commenti:
"Gli australiani non brillano per il loro acume... ma credevo ci fosse un limite a tutto"

"La madre dei cretini è sempre incinta"

"...il pensiero destrutturato ela baraonda che assurge a mezzo di comunicazione sono ormai il pane quotidiano delle nuove generazioni, che non sono più un grado di fare un piano di azione ragionato..."

Per concludere con un perentorio "Siamo proprio alla frutta".

Invece di decidere se hanno fatto bene o male, non varrebbe la pena di fermarsi e pensare come mai le 2 ragazzine hanno agito così? Perchè preferiscono usare un social network al posto del 113? Perchè, dovendo agire di impulso, viene loro in mente prima facebook rispetto al numero del pronto soccorso, della mamma o di un amico? E ancora, non è sorprendente che a 10 anni considerino il web e il telefono come un tutt'uno?

Le loro testoline sono proprio diverse dalle nostre (viva dio!) e non possiamo rifiutare a priori le loro attitudini (giuste o sbagliate che siano) dobbiamo - almeno - provare a capirle e interpretarle.

PS: le 2 bambine sono state salvate

3 commenti:

  1. concordo, non vedo perchè i piccoli dovrebbero fare il nostro stesso uso degli strumenti che (prorio noi) gli mettiamo a disposizione.

    Tieni anche conto che i giornalisti sono estinti tempo fa, in italia almeno.

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  2. Facebook, come altre comunità, per chi la frequenta assiduamente è come una sorta di grande gruppo, da cui puoi aspettarti qualche casino, ma anche aiuto.

    In realtà io credo che la spiegazione all'azione fatta dalle due ragazzine non sia poi così difficile.

    Molti hanno una sorta di ritrosia per i contatti con le Istituzioni. Se si può, si evita (a torto o ragione).
    Inoltre, il dubbio è "Ma arriveranno? Ci ascolteranno? Ci crederanno? Avranno tempo per noi? Siamo abbastanza importanti?"

    Chi frequenta Facebook sa che lì sei sempre sotto osservazione. Appena scrivi qualcosa, qualcuno risponde. Spesso nel giro di pochi secondi. Io metto vari messaggi tutti i giorni e l'effetto è sempre immediato.

    Ci si abitua a questa cosa e si sa che è praticamente una risorsa sempre disponibile.

    Non faccio fatica a capire che le ragazze abbiano ritenuto di avere più probabilità di soccorso così, che chiamando il 113.

    Non sto dicendo che sia giusto, ma le capisco.

    In fondo, hanno avuto ragione :p dato che le hanno salvate :)

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