Leggo sulla prima pagina del Corriere della Sera un bell'articolo che denuncia la totale privazione di attività motorie alla quale vengono sottoposti, oggi, i bambini.
In sintesi: non escono di casa e se escono vengono legati al passeggino fino all'età di 6 anni con la conseguenza che non corrono, non camminano e si impigriscono.
Le ragioni? I genitori hanno fretta e per fare tute le commissioni non possono aspettare i piccoli e lenti passi dei figli, le città (nella fattispecie Milano) non sono baby-friendly e le "paure" sono troppe: suderà? cadrà? si perderà?
Gli americani, che ci vedono lungo e come ci piace dire sono "almeno 5 anni avanti", stanno già lavorando per risolvere a modo loro questa piaga. Hanno capito, infatti, che i bambini non fanno moto per mancanza di spazio e di tempo. Più o meno le stesse ragioni per cui gli adulti non fanno sport. Fatta questa premessa, il link con la geniale idea è veloce: se i genitori si tengono in forma con le palestre e gli attrezzi da fitness i figli potrebbero fare lo stesso.
Alcuni esempi:
gironzolare per la città in biciletta è troppo pericoloso? Mancano giardini pubblici e piste ciclabili? Mamma e Papà non hanno tempo di portare i filgi in campagna per pedalare all'aria aperta?
Nessun problema, c'è la cyclette!
Far correre i bambini è pericoloso perchè potrebbero finire sotto una macchina? Inciampando potrebbero bucare il golfino di cachmere?
Tranquilli, hanno risolto anche questo problema con 2 pratici macchinari:
il tapirulan (che i produttori definiscono così "strumento che offre un buon allenamento cardio e un sicuro sviluppo dei muscoli")
... e lo step
Poveracci 'sti bambini...
martedì 29 settembre 2009
martedì 22 settembre 2009
Acquisti impossibili: tutine con eroi dei videogames
Questo post è dedicato ai papà geek.
Negli USA sono da poco in commercio tutine e body con raffigurati più famosi personaggi dei video games, da Mega-man ai personaggi di Street Fighter (questi ultimi sono stati stilizzati e resi più teneri per non spaventare i bebè).
PS: tranquillizzo subito parenti e amici, la Baby non indosserà mai nulla del genere...
Negli USA sono da poco in commercio tutine e body con raffigurati più famosi personaggi dei video games, da Mega-man ai personaggi di Street Fighter (questi ultimi sono stati stilizzati e resi più teneri per non spaventare i bebè).
PS: tranquillizzo subito parenti e amici, la Baby non indosserà mai nulla del genere...
lunedì 21 settembre 2009
Istruzioni della settimana: calmare i bambini
Stanchezza, capricci, fame, colichette possono trasformare i vostri pacifici bebè in dei mostriciattoli ululanti.
Non saprete come fare per calmarli, passarete attraverso vari stati d'animo: preoccupazione per il piccolo, preoccupazione per voi stessi, stanchezza, sconforto, nervosismo, propensione alla fuga.
Mettetevi il cuore in pace perchè non esistono rimedi alternativi per far rilassare i bambini se non coccolarli e consolarli.
Ma soprattutto, ricordatevi che quello shot di vodka che a voi infonde tanta pace e buon umore coi babè non funziona...
Leggi qui tutte le istruzioni della settimana.
Non saprete come fare per calmarli, passarete attraverso vari stati d'animo: preoccupazione per il piccolo, preoccupazione per voi stessi, stanchezza, sconforto, nervosismo, propensione alla fuga.
Mettetevi il cuore in pace perchè non esistono rimedi alternativi per far rilassare i bambini se non coccolarli e consolarli.
Ma soprattutto, ricordatevi che quello shot di vodka che a voi infonde tanta pace e buon umore coi babè non funziona...
Leggi qui tutte le istruzioni della settimana.
sabato 19 settembre 2009
Nuovo anno scolastico e nativi digitali
Un nuovo anno scolastico è alle porte pronto a portarsi dietro le solite polemiche.
Un tipico tormentone del "back to school" è quello secondo cui i ragazzi del terzo millenio non sanno più scrivere: a furia di usare sms, chat e tweet ci troveremo a fare i conti con una generazione di "illetterati"
Sarà vero?
C'è chi ha provato a dare una risposta scientifica a questa domanda: Andrea Lunsford, professoressa di retorica e scrittura presso la Stanford University (mica pizza e fichi), è la promotrice dello "Stanford Study of Writing" un mastodontico progetto che si pone l'obettivo di analizzare gli scritti degli studenti del college. Fra il 2001 e il 2006 sono stati raccolti e studiati oltre 14.500 campioni scritti di vario genere: esami, giornalini degli studenti, blog e email e chat.
Ecco la conclusione alla quale è arrivata la Lunsford "ci troviamo nel mezzo di una vera e propria rivoluzione dell'espressione scritta di una portata mai vista dai tempi dell'antica Grecia". Seconda la professoressa la tecnologia non sta uccidendo la nostra capacità di scrivere, ma anzi la sta rigenerando spingendola verso nuove frontiere.
Un tipico tormentone del "back to school" è quello secondo cui i ragazzi del terzo millenio non sanno più scrivere: a furia di usare sms, chat e tweet ci troveremo a fare i conti con una generazione di "illetterati"
Sarà vero?
C'è chi ha provato a dare una risposta scientifica a questa domanda: Andrea Lunsford, professoressa di retorica e scrittura presso la Stanford University (mica pizza e fichi), è la promotrice dello "Stanford Study of Writing" un mastodontico progetto che si pone l'obettivo di analizzare gli scritti degli studenti del college. Fra il 2001 e il 2006 sono stati raccolti e studiati oltre 14.500 campioni scritti di vario genere: esami, giornalini degli studenti, blog e email e chat.
Ecco la conclusione alla quale è arrivata la Lunsford "ci troviamo nel mezzo di una vera e propria rivoluzione dell'espressione scritta di una portata mai vista dai tempi dell'antica Grecia". Seconda la professoressa la tecnologia non sta uccidendo la nostra capacità di scrivere, ma anzi la sta rigenerando spingendola verso nuove frontiere.
La ricerca dimostra come i giovani di oggi scrivano molto più delle precedenti generazioni, questo perchè una parte importante della loro vita sociale avviene online il più delle volte sotto forma scritta. Di tutti i testi prodotti dagli studenti di Stanford ben il 38% sono stati prodotti al di fuori delle attività didattiche; si tratta dei così detti "life writing". Questa percentuale è impressionante se pensiamo che prima dell'avvento di internet la maggior degli americani non ha MAI più prodotto un paragrafo dopo aver lasciato la scuola (a meno che non fosse necessario per lavoro)
Detto della quantità vediamo qual sono i giudizi emersi circa la qualità dei testi. La professoressa e il suo team hanno evidenziato come mediamente lo stile era all'altezza con quello che i retorici chiamano "kairos", ossia la capacità di capire chi è il pubblico per adattare il tono espressivo e riuscire ad attirare attenzione e convincere delle proprie tesi.
A pensarci bene nel mondo online la scrittura è quasi sempre pubblica o dedicata a molti a differenza del missive asincrone di 50 anni fa.
Questi giovani scrivono per un pubblico (cosa che nessuno faceva nelle generazioni precedenti) e definiscono la buona prosa come la capacità di suscitare interesse nel mondo.
Il "Stanford Study of Writing" ha sfatato un altro mito: quando gli studenti scrivono in ambito accademico non sono essere influenzati dallo stile di scrittura breve e sincopato usato per il web e gli sms e sanno mettere da parte abbreviazioni, acronimi e faccette.
Varrebbe la pena che allarmisti e tradizionalisti a oltranza leggano questa ricerca e cerchino di valutare la questione anche sulla base dei dati forniti.
Per approfondire, sul sito del progetto trovate tutti dettagli.
mercoledì 16 settembre 2009
Padri e figlie
Oggi la Baby ha un anno, presto sarà grandicella e dovrò iniziare a fare i conti con tutte quegli interrogativi sui quali oggi scherzo:
sarò un padre geloso?
saprò rispettare il suo spazio?
accetterò che gradualmente la "mia bambina" dovrà avere autonomia e indipendenza?
Da quando è nata, anzi da prima da quando ho saputo che sarebbe stata una femminuccia mi ripeto il mantra che non sarò un papà invadente, rigido, possessivo, ma che invece farò di tutto per essere aperto, comprensivo e che tenterò di capire quali sono le cose giuste per lei e non per me.
Ecco è questo il regalo che le vorrei fare per questo compleanno e per tutti i compleanni a venire, le vorrei regalare un padre che abbia ben presente che sua figlia crescerà e diventerà adulta e che lo farà in mondo e in un'epoca diversa da ogni altra.
C'è un telefilm di cui mi sono appassionato, si chiama "La vita secondo Jim" è esilarante e spiega benissimo tutte queste dinamiche.
Prendetevi 10 minuti e guardate questo episodio:
Se volete vedere anche la seconda parte eccola qui
sarò un padre geloso?
saprò rispettare il suo spazio?
accetterò che gradualmente la "mia bambina" dovrà avere autonomia e indipendenza?
Da quando è nata, anzi da prima da quando ho saputo che sarebbe stata una femminuccia mi ripeto il mantra che non sarò un papà invadente, rigido, possessivo, ma che invece farò di tutto per essere aperto, comprensivo e che tenterò di capire quali sono le cose giuste per lei e non per me.
Ecco è questo il regalo che le vorrei fare per questo compleanno e per tutti i compleanni a venire, le vorrei regalare un padre che abbia ben presente che sua figlia crescerà e diventerà adulta e che lo farà in mondo e in un'epoca diversa da ogni altra.
C'è un telefilm di cui mi sono appassionato, si chiama "La vita secondo Jim" è esilarante e spiega benissimo tutte queste dinamiche.
Prendetevi 10 minuti e guardate questo episodio:
Se volete vedere anche la seconda parte eccola qui
giovedì 10 settembre 2009
Gli SOS si lanciano sul web
Grande scalpore per una news pubblicata ieri su Corriere.it: 2 ragazzine australiane di 10 anni sono rimaste intrappolate nelle fogne e per dare l'allarme non hanno usato il loro cellulare per chiamare il pronto soccorso o la polizia, ma per collegarsi a internet e lanciare un sos via facebook.
La notizia ha fatto letteralmente il giro del mondo, forse perchè non ci si può spiegare una scelta del genere, fatta fra l'altro non in un contesto ludico o sociale, ma in piena emergenza.
L'autore dell'articolo sembra sfiorare il nocciolo della questione lasciando trapelare, però, una notevole inquietudine quando si pone il seguente interrogativo "ci troviamo forse dinanzi a una incomprensibile mutazione antropologica?"
E' stato molto istruttivo leggere anche i commenti dei lettori. Lettori che potremmo definire utenti a tutti gli effetti di internet se fruiscono di notizie online, si registrano al sito di un giornale e "addirittura" commentano e partecipano guadagnandosi anche loro il loro pezzettino di 2.0. Ebbene, riporto alcuni di questi commenti:
"Gli australiani non brillano per il loro acume... ma credevo ci fosse un limite a tutto"
"La madre dei cretini è sempre incinta"
"...il pensiero destrutturato ela baraonda che assurge a mezzo di comunicazione sono ormai il pane quotidiano delle nuove generazioni, che non sono più un grado di fare un piano di azione ragionato..."
Per concludere con un perentorio "Siamo proprio alla frutta".
Invece di decidere se hanno fatto bene o male, non varrebbe la pena di fermarsi e pensare come mai le 2 ragazzine hanno agito così? Perchè preferiscono usare un social network al posto del 113? Perchè, dovendo agire di impulso, viene loro in mente prima facebook rispetto al numero del pronto soccorso, della mamma o di un amico? E ancora, non è sorprendente che a 10 anni considerino il web e il telefono come un tutt'uno?
Le loro testoline sono proprio diverse dalle nostre (viva dio!) e non possiamo rifiutare a priori le loro attitudini (giuste o sbagliate che siano) dobbiamo - almeno - provare a capirle e interpretarle.
PS: le 2 bambine sono state salvate
La notizia ha fatto letteralmente il giro del mondo, forse perchè non ci si può spiegare una scelta del genere, fatta fra l'altro non in un contesto ludico o sociale, ma in piena emergenza.
L'autore dell'articolo sembra sfiorare il nocciolo della questione lasciando trapelare, però, una notevole inquietudine quando si pone il seguente interrogativo "ci troviamo forse dinanzi a una incomprensibile mutazione antropologica?"
E' stato molto istruttivo leggere anche i commenti dei lettori. Lettori che potremmo definire utenti a tutti gli effetti di internet se fruiscono di notizie online, si registrano al sito di un giornale e "addirittura" commentano e partecipano guadagnandosi anche loro il loro pezzettino di 2.0. Ebbene, riporto alcuni di questi commenti:
"Gli australiani non brillano per il loro acume... ma credevo ci fosse un limite a tutto"
"La madre dei cretini è sempre incinta"
"...il pensiero destrutturato ela baraonda che assurge a mezzo di comunicazione sono ormai il pane quotidiano delle nuove generazioni, che non sono più un grado di fare un piano di azione ragionato..."
Per concludere con un perentorio "Siamo proprio alla frutta".
Invece di decidere se hanno fatto bene o male, non varrebbe la pena di fermarsi e pensare come mai le 2 ragazzine hanno agito così? Perchè preferiscono usare un social network al posto del 113? Perchè, dovendo agire di impulso, viene loro in mente prima facebook rispetto al numero del pronto soccorso, della mamma o di un amico? E ancora, non è sorprendente che a 10 anni considerino il web e il telefono come un tutt'uno?
Le loro testoline sono proprio diverse dalle nostre (viva dio!) e non possiamo rifiutare a priori le loro attitudini (giuste o sbagliate che siano) dobbiamo - almeno - provare a capirle e interpretarle.
PS: le 2 bambine sono state salvate
L'Orco Rosa
Non lo faccio mai, ma oggi ho voglia di aprire una parentesi sulla mia vita personale.
Oltre ai genitori, credo che tutti quanti abbiano o abbiano avuto una o più figure in ambito familiare particolarmente significative.
Per me lo sono state le nonne, per la precisione le mie 3 nonne. Tre, perchè oltre alle 2 ufficiali devo aggiungere anche la mia prozia Olga. Io la chiamavo zia, ma in effetti si è meritata sul campo i gradi di nonna.
Ieri sera ho pensato a lungo alla zia Olga e sono arrivato a una conclusione improvvisa e stupefacente: ho realizzato che molti dei ricordi più vividi della mia infanzia sono chiaramente legati a lei, nonostante fosse una figura squisitamente austera, timida e riservata.
Con uno strano senso di commozione ho ricordato le immagini di lei che in campagna si metteva l'accappatoio e la cuffia della doccia e mi inseguiva per casa spacciandosi per l'Orco Rosa; di quando la andavo a trovare e cercava di insegnarmi a fare il baciamano e io mi rifiutavo; di come mi stupisse sentire quante poesie e filastrocche si ricordava a memoria e di come non si stancasse mai di recitarmele; di quanto ci tenessi a comportarmi bene in sua presenza anche se lei non facesse nulla per impormi le buone maniere; delle volte in cui mi chiamava in disparte con tono complice per regalarmi dei "soldini" di nascosto da tutti; della sua collana con le palle colorate che ho conservato quando è mancato e che oggi viene indossata dalla iMamma (e la sta benissimo); di quando mi stupiva dicendomi che lei a New York c'era stata e che non le piaceva per niente; della pallina del caffè; delle uova di pasqua e dei cioccolatini.
Ho capito dopo il fatto che fosse di una generosità straordinaria e che, nonostante professionalmente fosse una donna davvero importante e realizzata, in famiglia sapeva sempre umile, discreta, misurata e disponibile alle esigenze di tutti noi.
Oggi mi accorgo che abbiamo anche dei tratti in comune perchè anche a io preferisco stare zitto quando sono in presenza di persone che non mi interessano o non mi piacciono, anche io sono maledettamente torinese quando si tratta di (non) parlare delle mie cose personali, anche io so essere discreto e so tenere un segreto. E forse queste cose me le ha insegnate lei.
Come mi piacerebbe, oggi, farle vedere che ho una famiglia, prenderla in giro perchè adesso vivo con piacere nella da lei odiatissima Milano, condividere la comune insofferenza per Berlusconi, portarle la Baby e lasciare che le insegni la vispa teresa, maramao e tutte quelle poesie che conosceva.
Ciao Orco Rosa, mi manchi tanto.
Oltre ai genitori, credo che tutti quanti abbiano o abbiano avuto una o più figure in ambito familiare particolarmente significative.
Per me lo sono state le nonne, per la precisione le mie 3 nonne. Tre, perchè oltre alle 2 ufficiali devo aggiungere anche la mia prozia Olga. Io la chiamavo zia, ma in effetti si è meritata sul campo i gradi di nonna.
Ieri sera ho pensato a lungo alla zia Olga e sono arrivato a una conclusione improvvisa e stupefacente: ho realizzato che molti dei ricordi più vividi della mia infanzia sono chiaramente legati a lei, nonostante fosse una figura squisitamente austera, timida e riservata.
Con uno strano senso di commozione ho ricordato le immagini di lei che in campagna si metteva l'accappatoio e la cuffia della doccia e mi inseguiva per casa spacciandosi per l'Orco Rosa; di quando la andavo a trovare e cercava di insegnarmi a fare il baciamano e io mi rifiutavo; di come mi stupisse sentire quante poesie e filastrocche si ricordava a memoria e di come non si stancasse mai di recitarmele; di quanto ci tenessi a comportarmi bene in sua presenza anche se lei non facesse nulla per impormi le buone maniere; delle volte in cui mi chiamava in disparte con tono complice per regalarmi dei "soldini" di nascosto da tutti; della sua collana con le palle colorate che ho conservato quando è mancato e che oggi viene indossata dalla iMamma (e la sta benissimo); di quando mi stupiva dicendomi che lei a New York c'era stata e che non le piaceva per niente; della pallina del caffè; delle uova di pasqua e dei cioccolatini.
Ho capito dopo il fatto che fosse di una generosità straordinaria e che, nonostante professionalmente fosse una donna davvero importante e realizzata, in famiglia sapeva sempre umile, discreta, misurata e disponibile alle esigenze di tutti noi.
Oggi mi accorgo che abbiamo anche dei tratti in comune perchè anche a io preferisco stare zitto quando sono in presenza di persone che non mi interessano o non mi piacciono, anche io sono maledettamente torinese quando si tratta di (non) parlare delle mie cose personali, anche io so essere discreto e so tenere un segreto. E forse queste cose me le ha insegnate lei.
Come mi piacerebbe, oggi, farle vedere che ho una famiglia, prenderla in giro perchè adesso vivo con piacere nella da lei odiatissima Milano, condividere la comune insofferenza per Berlusconi, portarle la Baby e lasciare che le insegni la vispa teresa, maramao e tutte quelle poesie che conosceva.
Ciao Orco Rosa, mi manchi tanto.
lunedì 7 settembre 2009
Allattamento paterno
Tempo fa nelle istruzioni della settimana riportavo una vignetta ironica che ricorda ai padri tutto-fare che proprio non possono allattare.
Forse mi sbagliavo.
In Svezia c'è un uomo, Ragnar Bengtsson, di 26 anni che afferma di poter essere in grado di allattare; gli bastano solo 3-4 mesi di preparazione et voilà. L'esperimento consiste nella stimolazione - mediante pompetta - del seno per 3 ore al giorno.
Bengtsson afferma di non essere interessato ad assumere alcuna forma di aiuto ormonale o chimico.
La scienza ufficiale, nei panni della professoressa di endocrinologia Sigbritt Werner, dice che è probabile che il nostro eroe riesca nell'intento.
Per chi ne volesse sapere di più il giornale online "The Local, Sweden's news in english" approfondisce il tema.
PS: giusto per fugare ogni dubbio sappiate che potrò anche pulire 3 cacche in un giorno ma non allatterò mai!
Forse mi sbagliavo.
In Svezia c'è un uomo, Ragnar Bengtsson, di 26 anni che afferma di poter essere in grado di allattare; gli bastano solo 3-4 mesi di preparazione et voilà. L'esperimento consiste nella stimolazione - mediante pompetta - del seno per 3 ore al giorno.
Bengtsson afferma di non essere interessato ad assumere alcuna forma di aiuto ormonale o chimico.
La scienza ufficiale, nei panni della professoressa di endocrinologia Sigbritt Werner, dice che è probabile che il nostro eroe riesca nell'intento.
Per chi ne volesse sapere di più il giornale online "The Local, Sweden's news in english" approfondisce il tema.
PS: giusto per fugare ogni dubbio sappiate che potrò anche pulire 3 cacche in un giorno ma non allatterò mai!
Culla acquatica: le ninfee giganti
Quanto pagherei per essere il papà nella foto!
Alla zoo di Rotterdam c'è un laghetto con delle ninfee giganti che superano i 3 metri di diametro e che possono sopportare un peso di 15 kg.
I fortunati genitroi possono sistemare lì i piccoli e lasciare che vengano cullati dalle ninfee: come ci starebbe bene la baby!
Alla zoo di Rotterdam c'è un laghetto con delle ninfee giganti che superano i 3 metri di diametro e che possono sopportare un peso di 15 kg.
I fortunati genitroi possono sistemare lì i piccoli e lasciare che vengano cullati dalle ninfee: come ci starebbe bene la baby!
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